Il fenomeno della massiccia presenza di cinghiali nel territorio dell’Alta Marca Trevigiana, problema comune a molti altri territori italiani, ha spinto diverse amministrazioni a trovare delle soluzioni volte a diminuire il numero di questi ungulati che, negli ultimi dieci anni, è aumentato in modo esponenziale.
L’assenza di predatori naturali, insieme alla grande capacità di adattamento di questa specie animale, hanno determinato un’incredibile proliferazione di cinghiali che, in alcune zone, si sono spinti a ridosso dei centri abitati abbandonando temporaneamente le aree montane e i boschi dove vivono.
I problemi causati dall’ingente numero di cinghiali nelle zone montane del Quartier del Piave sono noti a tutti: ettari di pascoli e terreni devastati, danni per centinaia di migliaia di euro all’ambiente, alla zootecnia e alle attività agricole, danni idrogeologici e, come recentemente dichiarato da Fabio Curto, vicepresidente di Confagricoltura Treviso e presidente degli allevatori di Confagricoltura Veneto, anche danni legati al turismo per l’allarmismo generale dovuto al grave incidente, avvenuto a Lodi, nel quale era coinvolto un cinghiale.
Proprio per cercare di limitare questo problema, nei mesi scorsi si è attivato un sistema di eradicazione e selezione con cacciatori abilitati che risulta essere molto impegnativo, richiedendo numerose uscite notturne, spesso a vuoto, e un dispendio di energie non indifferente.
Pierantonio Geronazzo, vicesindaco e assessore all’agricoltura di Valdobbiadene, ha dichiarato: “I cacciatori selezionatori si stanno dando da fare di continuo per limitare il numero dei capi presenti sul nostro territorio. La battute, insieme ai diversi punti sparo presenti, hanno ridimensionato in modo importante il numero di animali“.
“Purtroppo – conclude il vicesindaco di Valdobbiadene – la caccia al cinghiale non è per niente facile. Per prendere un animale servono molte uscite ed è anche costoso a livello economico per quanto previsto dalla normativa vigente.”
Luigino Benotto, presidente dell’associazione cacciatori “Riserva 20” di Valdobbiadene, ha aggiunto: “Posso dire che, nell’ultimo periodo, è stato fatto un bel lavoro per cercare di limitare il fenomeno della massiccia presenza di cinghiali sul nostro territorio. I nostri cacciatori si stanno dando molto da fare e sono state moltiplicate le postazioni sparo”.
“Devo sottolineare – conclude Benotto – che, purtroppo, la situazione non è ancora sotto controllo, soprattutto nella Destra Piave. In ogni caso sono convinto che, se continueremo così, entro un anno si potranno vedere dei buoni risultati. L’impegno dei nostri uomini non è mai mancato e con la Regione Veneto abbiamo un bel rapporto anche se, da parte di tutti, non si deve pensare di poter abbassare la guardia”.
Mario Adami, uno dei responsabili delegati all’eradicazione del cinghiale nell’area delle montagne valdobbiadenesi, ha affermato: “Il lavoro è stato molto e, soprattutto in questa stagione invernale, non si potrà ottenere tanto di più di quello che già è stato fatto. In primavera torneremo maggiormente operativi e abbiamo anche dei giovani che, dopo un opportuno addestramento, saranno coinvolti in queste operazioni che presentano un notevole esborso economico“.
“Bisogna capire – conclude Adami – che si tratta di un lavoro molto difficile. Tante sono le uscite a vuoto e la presenza dei cinghiali, soprattutto nella zona di Pian de Farnè (nella foto all’interno dell’articolo), non è assolutamente da trascurare perché sono animali che si riproducono con grande facilità. Il nostro, anche se la cittadinanza spesso non ne è consapevole, è un vero e proprio servizio per la collettività che meriterebbe una maggiore attenzione da parte di tutti“.
Claudio De Luca, presidente Federcaccia Valdobbiadene, ha spiegato: “Purtroppo, dopo una precedente situazione in cui avevamo notato un miglioramento, nell’ultimo periodo i cinghiali stanno tornando ad “arare” i campi. Nel nostro territorio, a differenza di altre zone italiane, la gestione di questi animali si attua solo attraverso prelievi che avvengono in tempi stabiliti, anche di notte. Sarebbe auspicabile una gestione che non si limiti a questo ma che preveda la possibilità di implementare le battute o, con termine più specifico, le girate.”
“Gli abbattimenti – prosegue De Luca – tengono in allerta gli animali che, in questo modo, non rimangono fissi in una specifica zona, compromettendola maggiormente. Credo che sia stato sottovalutato il problema prevedendo una sola forma di intervento. Servirebbe un approccio diverso, da decidere a livello regionale, perché molte zone, soprattutto a Pian de Farné, sono davvero in difficoltà. Non abbiamo avuto segnalazioni particolari di incontri ravvicinati con l’uomo, neanche a Ron di Valdobbiadene dove i cinghiali sono scesi e si sono avvicinati alle abitazioni, soprattutto nel periodo estivo. Segnalo anche degli avvistamenti sporadici di lupi nelle nostre montagne. Qualche giorno prima di Natale sono stati avvistati dei lupi verso malga Budui, al confine con Miane, e sono state trovate delle orme di lupo e delle carcasse di cervo al confine con i Comuni di Vas e Lentiai. Non c’è stata nessuna denuncia particolare e si tratta di avvistamenti non documentati”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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